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Quel dito sghembo verso il cielo

Cominciamo a raccontare Molinella da alcune vedute “tipiche” del suo centro storico, quelle con i caratteri più noti ed evidenti della città. Subito, al primo sguardo, si staglia la mole tozza e pendente del campanile. Il profilo urbano, da qualunque parte lo si osservi, presenta questa sfida involontaria alla forza di gravità, che dà un tocco di follia alla scenografia Molinellese. Altri paesi si mostrano con campanili diritti e svettanti sulla pianura, Molinella no. Molinella innalza sopra i tetti delle case una specie di pollice sghembo, che pare indicare chissà che nel gran cielo della bassa. Costruito nel 1750, il campanile di Molinella si piegò subito. I contemporanei dovettero assistere quasi “in tempo reale” alla sua inclinazione, conseguenza forse di un sottosuolo molle, fradicio di acque antiche e mai domate. Si può dunque dire che il campanile, nella sua giovanissima età, si trovò a subire un attacco di artrite. I primi interventi per bloccare il malanno risalgono a tredici anni dopo il compimento della corruzione, altri ne seguirono con esiti mai risolutivi. All’inizio del Novecento fu eliminata la cella campanaria per timore che il suo peso accentuasse il rischio di un crollo. Intanto, i secoli sono passati. Soggetto a frequenti controlli, il campanile ha superato indenne le ricorrenti scosse sismiche e oramai da tempo è benevolmente accorto nel paesaggio urbano. Di fronte, dall’altra parte della strada, s’alza Lea Torre Civica. Diritta, fresca di restauro, forte della sua nobiltà tardomediovale, la Torre è più vecchia di quattro secoli e ha visto battaglie e assedi. Ma il campanile pendente dalla testa mozza regge il confronto, e anzi l’occhio corre prima a lui e alla sua postura abnorme. Fuori luogo un paragone con la torre di Pisa, ma anche qui ci si affeziona alle imperfezioni della natura